Sergio Oricci, detto Er mutante



Le nuove letterature distopiche retrofuturiste e hi-tech all'italiana? Hanno discretamente rotto le palle. A cominciare dalla sovrastutturata trans-poetica di ruminazione antropofaga raccontata da centosei etichette forzate e dal fasullo fine sconcertante che pare, ogni pagina, concertato tanto e male. Non c'è gusto o ebbrezza in questo cocktail al grado zero virgola qualcosa pieno di edulcoranti. Non c'è estasi. Non c'è niente di forte, oltre l'apparente volontà di rottura stilistica e contenutistica. Succede perché questo vangelo nasce apocrifo, in un mondo senza dogma, e si autocelebra eretico in una mitizzazione infantile prima ancora del riconoscimento, del dibattito e della condanna da parte di un pubblico che alza le spalle e se ne frega dei generi, del recupero dei generi, della distonia e di quel bidone di Philip K. Dick. La fantascienza che torna di moda? Solo nei sogni di quattro esaltati che non capiscono niente. Per capire quali sono i gusti e gli argomenti più attuali e sentiti nel mondo, un bravo scrittore dovrebbe studiare le categorie di pornhub. Altro che. I nuovi de-generi frequentati dai giovani narratori impegnati italiani mirano a rendere possibile l'impossibilità senza nessun reale effetto nel senso dei fatti, dei racconti e delle loro interpretazioni. Una cosa né attuale né inattuale. Vanità inconcludente.
L'unico romanzo di questo filone che leggo con ammirazione è firmato da Sergio Oricci e pubblicato da Effequ. Si chiama Cereali al neon. Cronache di una mutazione. E racconta appunto una mutazione. Biologica e antropologica. Con metodo mendeliano. Tre fasi. Cellulari. Un gioco di specchi e di percezioni. Dalla fisica alla coscienza. La storia: Kafka e Pirandello sotto shock, con ricerca di sintesi. Lingua agitata, coraggiosa, spuria con ragione e visionaria, nel significato meno offensivo dell'aggettivo. Qualcosa di buono. Buono perché lanciato oltre il genere non genere dei generi. Buono perché mutante e mutato dal senso intrinseco della scrittura. Oricci si comporta da scrittore. Pianifica ma poi si lascia trasportare dal suo personaggio e dalla storia. Adatta e si adatta, al mostruoso, al digitale, al monologo. Credibilmente. Incredibilmente. Senza voler sconcertare. Senza rompere le palle.




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