appunti per la letteratura del futuro #1


In una società migliore - cioè minore: più piccola, meno popolata, meno illusa - il lavoro intellettuale e creativo dovrà essere affidato soltanto a interpreti scelti in base a meriti e qualità riconosciute. Da chi? Non dalla critica. Non dal mercato. Ma in base a parametri pre-storici, che verranno presi in considerazione solo dopo la morte, nella morte, dei soggetti creativi. Solo alla fine del percorso produttivo e vitale dell'autore sarà possibile valutare l'intensità, la qualità e la coerenza da letterato. Qualsiasi libertà espressiva e velleità personale sarà stimata come NONLETTERATURA. Non sarà proibita, ma l'ambizione non potrà essere considerata come categoria spirituale compatibile con l'attualità di una forma d'arte e della cultura. Anche l'espressione "forma d'arte" sarà vietata. Dalla morale intellettuale e dal buon gusto.

Tutti potranno scrivere, battere le dita sulla tastiera, magari potranno anche pubblicare, ma verranno riconosciuti come dilettanti: uomini che si dilettano con le lettere. I loro lavori non potranno essere giudicati nel breve termine. Si promuoveranno come testi autentici e vendibili solo quelli prodotti da scrittori autorizzati. Chi autorizzerà le edizioni prima della completa storicizzazione? Questa è la domanda, perché qua si rischia il fascismo. Ci ragioneremo. Intanto proponiamo di leggere e diffondere solo opere di autori morti. Da almeno cinquant'anni. In tal caso ogni lettura diventerebbe più sottile, soddisfacente e mediata.

Il futuro della letteratura è da chiudere nel passato. Un passato glorioso e pieno di bellezza. Sodo. Da toccare e strapazzare. Da non perdonare. Perché la memoria è feconda solo quando non si perdona.

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