Mondadori mangia Rizzoli


Il web protesta e ironizza: è arrivato Mondazzoli! Il leviatano! Marina Berlusconi monopolizza il mercato editoriale! Non esiste più libertà culturale! Dov'è finita l'indipendenza dei marchi? Un cataclisma, una tragedia, uno scandalo! Miseria di ricchezza. Impotenza del potere! Ma quante scemenze. Scommettiamo che tra due mesi, al massimo tre, nessuno si ricorderà più della questione? Tutto sarà digerito e accettato, com'è giusto che sia. L'indipendenza è una chimera. Una contraddizione stronza.

Mondadori ha annunciato l'acquisizione della divisione libri di Rizzoli per 127,5 milioni di euro. La famiglia Berlusconi, primo editore di libri in Italia (attualmente Fininvest detiene il 50,25% delle quote azionarie del marchio, intorno al quale gravitano anche Casa Editrice il Mulino, le Monnier. Einaudi, Frassinelli, Electa, Sperling & Kupfer, Piemme...), ha dunque accorpato il secondo editore d'Italia (Rizzoli, Bompiani, Marsilio)... Resta fuori solo Adelphi, per volontà di Roberto Calasso, che mostra il pungo chiuso e si organizza per comprare il proprio marchio e non seguire il destino di Rizzoli. A conti fatti, Marina può vantare il controllo su un maxi-gruppo che detiene il 38% del mercato di libri italiano e il 25% della scolastica, per un fatturato stimabile intorno al mezzo miliardo di euro. Veramente: mezzo miliardo.

Il male dov'è? Mondadori rafforza la sua posizione già dominante nel settore dell'editoria. Il colosso schiaccia i concorrenti e fagocita i rivali. Tutto secondo natura. Un disastro culturale secondo gli analisti depressi dell'intelligenza italiana, perché metà del mercato dei libri che contano saranno gestiti, quindi controllati, dalla dirigenza cattivissima e policamente interessata dei Berlusconi. Cattivissima perché dei Berlusconi...

Ma questo giudizio non ha senso. Primo perché l'imprenditrice Marina Berlusconi continuerà a fare quello che faceva anche prima, e cioè pubblicare libri commerciali, senza stare a guardare il contenuto politico (come è successo con Eco, Saviano, Cacciari e tutti gli altri che si sono arricchiti con i contratti della Mondadori). E qui Rizzoli ha solo da ringraziare. Il gruppo era finito, indebitato fino al collo e se Mondadori non lo comprava sarebbe svanito oppure non avrebbe potuto più operare (con i conti in rosso non si può certo investire) funzionalmente. Secondo, tutti i mercati editoriali del mondo sono orientati al modello della concentrazione. C'è sempre un grande editore, GRANDE, GRANDE COSì, opposto agli indipendenti. Piccoli, piccoli. Terzo, è stupido, anzi infondato, pensare che l'indipendenza sia garantita dall'esistenza di vari gruppi o vari proprietari, tanti loghi diversi, tanti concorrenti, tante fettine di mercato. La concorrenza è comunque un processo che porta all'uniformità delle proposte. Commerciale è Mondadori, commerciale era, è e sarà Rizzoli. Niente è cambiato. E poi si sapeva da tempo.

Ora tocca all'Antitrust che però ha le mani legate. Secondo le leggi vigenti al massimo potrà chiedere a Mondadori di cedere qualche marchio minore per rispettare un numero di sotto-aziende stabilito. E basta. Non c'è niente di cui allarmarsi. Marina Berlusconi non è il diavolo. Magari è un po' ignorantella, ma l'editoria non è certo un campo per intellettuali. Manco il vecchio Arnoldo era questo genio... Mondadori conta perché è potente e perché ha saputo creare una rete (editoria originale, stampa, distribuzione, commercializzazione - libri, periodici, radio)... Il dominio se lo è meritato in cento anni di commercio spietato. Quello che vi dovrebbe interessare è la risposta della Borsa, che a quanto pare ha già festeggiato il passaggio della divisione Libri di Rcs Mediagroup a Mondadori.

Abbiamo paura delle cose grandi e dei potenti. E c'è certamente una ragione per temere. Più una realtà è grande e meno cura potrà offrire a certi aspetti della sua produzione. In un grande ristorante, con cento, duecento tavoli, non si può mai mangiare bene. La cucina è enorme, hanno venti cuochi, un sacco di roba, ma non c'è controllo, non c'è contatto e soprattutto c'è scarso interesse a preoccuparsi della qualità. Si pensa prima di tutto alla quantità. Lo stesso succede in una scuola. Più è grande, più alunni ha, e più diventa difficile insegnare. Così nella grande editoria, che si preoccupa delle grandi vendite e si adegua a ciò che la massa preferisce. Che poi, la massa, alla fine, sceglie sempre ciò a cui è stata abituata. Da chi? Dall'istituzione grande e potente. Come Mondadori.

Piccola previsione personale: l'Antitrust si farà i cazzi suoi.



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