Censura subito e due punti esclamativi




Anni fa scrivevo un post su questo bloggherello di dolce e vano odio in cui auspicavo un ritorno della censura quale strumento di difesa contro la mala libertà culturale che permette a cani, porci e zoccole di esprimersi e farsi, dirsi, promuoversi come arte, contenuto e idea. La casa editrice Nero Editions, minuscolo apparato alternativo pseudo situazionista virato accelerazionista, con tre o quattro lettori coscienti e un'ombra lunghissima di saccenza.org, ha pubblicato un testo di Ian F. Svenonius intitolato Censura subito!! dove, nientepopodimeno, si caldeggia e profetizza il ritorno della nobile censura per stimolare il dissenso e il pensiero alternativo. L'idea di base è vecchia, arronzata e puerile come un'analisi di Fichte fatta dai riassunti alla fine del capitolo da una studentessa scema delle magistrali: visto che il mondo nullifica il potere del libero pensiero attraverso la falsa libertà del consumo e della democrazia, ci vorrebbe proprio un ostacolo, un nemico dallo spirito dittatoriale per far rinascere il genio vero e lo spirito di rivolta. E tutto questo Ian lo declina attraverso un'ironia da baretto universitario frequentato da gente che si è laureata nel 1987, una verve disperata e controidealista (Ian è musicista arrabbiato, icona dell'hc, deluso dall'underground, un marxista deluso dall'extraparlamentarismo, un contestatore a sinistra della sinistra, però eretico... lui dice) che più vacua non si può, tra coloriture e sproporzioni ingestibili e gratuite, e una disarmonia concettuale che contraddice nello spazio e spazia nella contraddizione per far dimenticare l'assenza di un fine teorico o di un centro argomentativo. Sembrano pensierini piccati di un vecchio che si mangia il cazzo e maledice la vita amara che non gli hai dato niente. Tutto fa schifo ad Ian, tutto andrebbe buttato al cesso: letteratura, arte, politica, società, tecnologia, Wikipedia, pornografia, giornali, fumetti. Fa schifo tutto ciò che è contemporaneo, per lo più. Fa schifo pure il comunismo degli ex comunisti (cioè degli amici di Ian). Ma questo lo può dire solo un marxista (eretico), basandosi sulle categorie del materialismo storico, che invece sono intoccabili e tanto schifo non fanno.

Ora, anni fa dicevo che ci vorrebbe la censura. Lo dicevo per fare lo stronzo e immaginare un salto qualitativo di impossibile affermazione e giustificazione. Pure Ian, ne sono convinto, parla di censura per provocare, ma alla fine non provoca un bel niente, non spiega, non spinge, non immagina, non analizza. Sì, si mangia il cazzo nello scarso spessore. Ma non se lo mangia neanche tutto. Lascia ogni cosa a metà, saltando subito alla conclusione ardita, allo stratagemma di rivolta contro questo e quello. La sua protesta è afona e spocchiosa. Non si sente. Una deludente reazione di un deluso che vuol farsi filosofia e critica della ragione contemporanea per i lettori di VICE. E tutto questo rigorosamente senza fine logico e ombra di senso. Neoantagonisticamente, con quello stile da caffé hc di Washington, in giacca e cravatta, perché ricorda il punk ed è accettabile a cinquanta e passa anni. Ah, quanta inanità. Tutto un bluff, a guardarlo da dentro e poi da fuori. Ma meglio starsene fuori.


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