De Officiis e De Lellis: Giulia sta bene con tutto





Già la trattano come un ributtante fattaccio, un'antipaticissima offesa morale, il sintomo troppo evidente di un'inesorabile e vergognosa decadenza, la fine del mondo: Giulia De Lellis, con la sua smorfia, al primo posto delle classifiche di vendita di letteratura in Italia e record assoluto di vendite per un'esordiente. 

Com'è possibile che venda più di Stephen King?, si chiedono indignati i mediocri lettori medio-forti. Oppure fanno ironia, acidissima, rivelando astio intellettuale, invidia e rancore infinito.
No, dai, non facciamo la figura degli snob di serie B: se vogliamo fare davvero gli snob, non dovremmo scandalizzarci per una cosetta del genere, anzi dovremmo sorriderne, e dire che le discriminazioni in campo letterario non sono mai giuste, e che la De Lellis è un bene per l'editoria e la cultura, proprio perché vende, e vendendo rende possibile la pubblicazione di tanti altri libri bellissimi che non venderanno un cazzo, e comunque tutti hanno diritto di scrivere, leggere, ignorare come e cosa vogliono, rispondono quelli che si credono più evoluti. 



Il romanzo di Giulia De Lellis
Un mio omaggio alla De Lellis

Qual è il problema? Che la De Lellis, si suppone, sia un'ignorantissima, una campionessa inconsapevole del marcidume mediatico. Una che non ha mai letto un libro, per sua stessa ammissione (una furba e stupenda ammissione, ammettiamolo, foriera, tra le altre cose, di un'interessante prospettiva creativa: la verginità autoriale e culturale), una superficiale, un prodotto spaventoso della pessima e dannosa cultura televisiva italiana. Perché, alla fine, la signorina Giulia De Lellis è una show-girl, cioè una show-girl allo stato potenziale, visto che non ha mai condotto trasmissioni televisive e retto uno spettacolo... Di lei si sa che viene fuori da un programma caratterizzante e ontologicamente caratterizzato come Uomini e donne, dove si presentava come corteggiatrice, e che poi è passata dal Grande Fratello Vip, dove pubblico ha imparato ad apprezzarla, spiarla, giudicarla con ammirazione o cattiveria. Da lì in poi si è fatta un nome grazie al linguaggio spesso muto del proprio corpo e di post ben indicizzati e pubblicizzati su Instagram. Punto forte della sua attuale offerta: l'ostentazione dei fatti riguardanti la sua relazione con Andrea Damante. E proprio da qua parte il libro della De Lellis: Damante le ha messo le corna, e per superare il trauma l'autrice ha deciso di mettersi a nudo, raccontando al pubblico cosa ha per lei significato quell'esperienza. Titolo dell'opera: Le corna stanno bene su tutto. Ma io stavo meglio senza. Prima parte (del titolo) molto bella, la seconda un po' meno (perché leggermente piccata, inutilmente divertita e vagamente triviale). 



Informandosi un po' meglio, si capisce subito che l'idea di far scrivere a questa bella creatura un libro-confessione sul proprio trauma non nasconde nulla di ardito o provocatorio. La faccenda dell'ignoranza e del non aver mai letto un libro era già venuta fuori ai tempi del Grande Fratello, ed era stata drammatizzata e sfruttata fino alla nausea per battutacce ipocrite da quelli della Gialappa's Band. A un certo punto si organizzò anche un incontro tra la De Lellis e degli scrittori per farle fare la figura della scema davanti alle telecamere. Da qui, come deve essere parso più logico, si è arrivati alla proposta di Mondadori di creare un libro. Un romanzo? Non proprio: più una biografia sentimentale. Una cosa che, comunque, oggi è al primo posto in classifica e tutto il resto. Libro presentato e giudicato come prodotto pop, e quindi commerciale, e perciò, di per sé, lontano da ogni velleità artistica o culturale.


Possiamo definirlo un prodotto di storytelling? Certo. Si tratta di un libro di un'influencer, fatto per vendere. Rivolto a un pubblico che si nutre di certa roba. Cioè di filmati con baci e topless, servizi su tradimenti e matrimoni, foto in costume e cose così. Cose finte ma belle, pacificanti e stuzzicanti. Come il seno della De Lellis. Come la sua orgogliosa ignoranza (forse).

E sì: le vendite della De Lellis fanno bene all'industria editoriale. E sì: il precedente è un po' inquietante (se i signori della cultura dovessero accorgersi che solo questa roba funziona, perché dovrebbero sprecare altri soldi stampando romanzi esistenziali, saggi sulla poetica del Petrarca e traduzioni di poeti calforniani con il mal di testa?). Ma fa tutto parte della natura e dei doveri (de officiis). E la natura è sempre innocenti. Anche quando si altera e si plastifica. La plastica è una cosa chimica, l'unione di tanti elementi di per sé naturali. Voglio dire: pure l'innaturale è natura. E se le zizze sono finte, il culo è vero. E riguardo ai doveri? Vi dirò: vanno rispettati, compresi. Quindi è nostro dovere tenere in considerazione il primo posto di Giulia De Lellis e cominciare a chiamarla scrittrice.

Brava, bravissima, De Lellis. Perdonami se non leggerò il tuo libro. Non per preconcetto, ti assicuro, ma perché leggo poco. Cose scelte. Ma mi fido: so che hai scritto un bellissimo libro, da primo posto in classifica, e qui ti difendo, da tutti, anche da me stesso. Anche da te stessa. Perché secondo me dimostri grande intelligenza, sei giunta al top, e ciò significa che hai competenza e intuito, e hai anche buon gusto (quello per esempio di affiancare al tuo nome in copertina quello di chi ti ha aiutata). Stai bene con tutto, con e senza corna, pure spogliata.





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