Carlotto il principe dei mostri





Il giallo e il noir all'italiana fanno proprio schifo. Lo hanno quasi sempre fatto, ma negli ultimi anni la loro qualità è calata inesorabilmente. Hanno sempre avuto un loro mercato, ma da una quindicina d'anni il genere è esploso, e adesso questi libri vengono anche riconosciuti quali esempi di letteratura e di bel scrivere. Oh, Gesù, ma bel scrivere di che? A me pare una gara a chi scrive peggio!

In realtà, c'è una tradizione, ovvero un preciso filone d'alterazione del genere nel genere (sofisticazione subdola che prova a dialetticizzarsi come tentativo di analisi nel richiamo agli schemi più triti e commerciali), mutuato dall'esempio americano (frasi brevissime, tipo allievo svogliato di prima media, niente avverbi, tante scene e nessun sommario, dimenticando però che l'inglese è una lingua che si presta alla sintesi, e l'italiano no). Un metodo che struttura lo stile e il modo di essere di certe pagine. Ciò, ovviamente, conduce a termini sempre più marci e sterili. Si cade sempre più in basso, ignorando il fatto che un tempo i gialli erano scritti e pubblicati in tre giorni, prodotti in serie, come oggetti di puro consumo, o meglio come spazzatura, da gettare in pasto alla schiuma della gente. Ma oggi quel nobile artigianato rivolto al becero è stato rovinato da un senso di presunzione morale e autoriale senza fondamento. Nei gialli contemporanei italiani trionfa il mostruoso senza sublime, un realismo tanto scialbo quanto sproporzionato, nell'illusa arroganza di chi minimizza l'ideale (ingiustificato) in atteggiamento marginale (che da solo, poi, dovrebbe nobilitare le brutture del contenuto, la grettezza di certi personaggi, la strumentalità degli intrecci), per piacersi in un dominio da stronzi. Il giallo si è fatto snob, quando è solo innobiltà (ricordate la stronzata per la quale snob deriva dal latino "sine nobilitate"?, non è una cosa vera, ma comunque qui si gioca su quel fraintendimento), intrattenimento che non intrattiene nel migliore dei modi.

Miei cari, riconoscere questo limite di vergogna che determina il senso del noir italiano ci aiuta a evitare certi autori e certe narrazioni. I nomi più famosi corrispondo perfettamente agli autori più insopportabili. 

A vostro beneficio, potremmo riassumerne l'estetica, gli interpreti e i canoni dominanti con questa filastrocca.


Che paura mi fa
Carlotto, l'uomo-Dego, Gori e Augias!
(Carofiglio, Olivieri e Augias!)
Ma che effetto mi fa,
mi sento tutto un brivido! (brrrrr)

Che goduria però
sarà che siamo tutti autoruncoli
(tutti autoruncoli!)
Il più colto che c’è
è grande e grosso
e pesa tre quintali e trentatré (Danzieri)!
E chi li vede strilla
Giorgiodenariamia!”
gambe in spalla
e vola via!
e non c’è Ca(mo)milleri che calmi un po’
Nelli D. Nelli ù
Nelli ohhh!

Se t’accarezza una mano Sozzosa
e ti sbaciucchia una bocca Giannimurosa
E Palazzotto
Perissinotto
Carlotto, Luceri, Dego e Filastò.

Occhio che Crapanzàn
si sente a pezzi
c’ha le pile scariche
(c’ha le pile scariche)
Luna piena lassù
e De Giovanni ulula
Au! Auau! Au!
Un giallista non è
se beve liquore Strega
il conte Scurati
(il conte Scurati!)
E Carlotto chi è?
È un tipo
che ci scrive
7 libri in 33!

E chi li vede strilla
“Giorgiodemaria!”
gambe in spalla
e vola via!
e non c’è Carofiglio che calmi un po’
Nelli à Nelli ù
Gianricò!


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