Inaccettabile che uno come Fabrizio Corona debba venire additato come il simbolo più offensivo e nocivo dell'inumanità della cultura contemporanea italiana. Sebbene egli abbia sposato, nella propria causa di autodeterminazione e di lotta contro il mondo, la più avvilente forma di ideologia del kitsch e la più chiassosa e contraddittoria coscienza barbarica dello sfruttamento del sistema di apparenza, abbiamo fondamentalmente a che fare con un effetto e non con un soggetto agente o creativo della decadenza. Corona è un effetto del male, vale a dire una vittima da risarcire, un eroe tragico da compatire: non è il male.
La gente si diverte a parlare del suo ultimo libro Non mi avete fatto niente, finito in cima alle classifiche di vendita. Ci si scandalizza, come ogni volta che uno famoso toglie spazio e visibilità ai professionisti della scrittura. I social condividono la prima pagina del capitolo intitolato "Fighe", in cui Corona racconta il proprio potere magnetico sulla femmina: la guarda e dopo un attimo è lì che se la fa. Qualcuno tra i commentatori-esegeti lo sfotte schifato, un altro si lamenta esasperato. Un altro ancora parla di alienazione e di vergogna letteraria. Io la leggo, qulla paginetta, e non capisco. Non capisco lo scandalo, non afferro le ragioni dello schifo. Le frasi non mi provocano alcun vuoto d'aria, nessun salto di temperie, zero imbarazzo. La scrittura mi pare di buona qualità. Veloce, confusa tra naturalismo ed espressionismo, discorsiva, minimale come piace agli americani e agli italiani che vogliono fare gli americani. In certi punti incisiva, stilisticamente matura. C'è un'ombra lontana di fosco dramma, e questa cosa è assai interessante. Poi m'immagino la stessa identica pagina firmata da Radiguet, oppure Miller, Bukwoski, Fante. Giusto con qualche strappo lirico in più: un paio di parole fuori fuoco, più presuntuose, buttate lì ogni due capoversi. E immagino la reazione dei lettori: tutti coinvolti, ispirati dalla forza brutale del vero, dal suono rotto della personalità in lotta con la norma nel ritmo focoso dell'immanente.
Cosa c'è di orribile in questa pagina griffata Corona? Niente. Si tratta di una buona pagina, sotto tutti i punti di vista. Forse lo scandalo deriva allora dal messaggio morale proposto dall'autore (che parla delle donne come carne da macello, e di chiavate belle, brutte, fenomenali, una dopo l'altra, chiavate una continuazione). In questo caso siamo davvero caduti nel punto critico più basso della storia della cultura. Altro che Corona. Gli alienati, inumani, pericolosi interpreti del pensiero meccanico e decadente siamo noi. Uno scrittore (un vip prestato alla scrittura, un ghostwriter, un editor o chi per lui) non può più esprimere nelle proprie pagine una visione del mondo maschilista? Non può quindi oggettivare come pura soggettività quelle posizioni morali e sensuali diffuse nell'80% della popolazione maschile?
Quasi quasi mi viene voglia di comprarlo, il libro di Corona. Non mi frega molto di sapere chi si è fatto e come, neanche di capire chi sono quelli che non gli hanno fatto niente. Ma m'importa andare contro un uditorio di pseudointellettuali e di deficienti, veteromoralisti, gonfi di prosopopea e razzismo culturale. Che magari Corona, pur essendo un po' ignorante, ha tanto più da dire di interessante, quanto più gli si dà del nemico pubblico, del malvagio e del dannoso. La letteratura italiana riparta dall'attualissimo, cinico e ingenuo stile di Fabrizio Corona. Perché lo spirito del tempo è in Corona, nel suo modo di esprimersi e presentarsi, nel suo gusto di rivoluzione apparente e ribellione interessata non fatturabile.
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