ODIOPESSOA

Odio Pessoa e il suo facile, putrido, sciroppato gioco di identità falsificanti. Fitte falsità senza il fascino della vera bugia. Eteronimia di volti impostati per lo scatto. Inquietudine del tanto per. E per tanto: sono stati giorni trionfali per i coglioni e ne verranno ancora. Banalità che fanno innamorare e commuovere gli stronzi e le puttane. Fingi fingi, fingendo e poetizzando un senso che non c'è, che bella poetica. Mi fingo te, descrivendoti per come sono io, per come mi credo fatto e detto. L'anima senza anima. Il paesaggio senza paesaggi. La bellezza dei fiori. La sensualità della depressione. UNO ZERO. Vuoto riempito di vuoti. Parole dolci e macchie. Drammi piccoli piccoli e marinai in uno stagno di simboli cretini. Presunzioni d'emozione che capiscono i bambini di cinque anni e danno pareri su tutto. Economia, sentimenti, meccanica, politica, filosofia, Europa, fantasia, diavoli, cucina, donna, commercio, brevetti, teatro. Quartine a rombo. Odio Pessoa. Quando parla di presenza metafisica, quando ciarla di anime e di vita. Abissi e litanie.

Pessoa che guarda un cadavere.

Pessoa che crea. E copia qua e là. Che vende due parole. Che dice tutto questo tranne questo. Il sogno, l'ombra, la contemplazione. Ma che schifo è? Poesia? Disgiunta? Bella scusa del cazzo.

Odio Pessoa e chi legge Pessoa.

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