Il tuo libro è vergognoso, ma per 50 € saprò apprezzarlo


Ci sono blog, riviste e siti che si fanno pagare per compilare recensioni positive, interviste e segnalazioni. Uh. Comunicazione. Che barbarie. A tutti noi sembra una cosa tanto scorretta e controproducente. Squalificante per lo scrittore (che butta un po' di soldi e di dignità) e per il recensore (che mortifica il proprio ruolo e disperde il senso di ciò che fa). Un commercio empio. Una cosa da condannare e disprezzare. Molto molto male.

A livello di grandi nomi e di canali potenti di promozione tale commercio, però, è tollerato e regolamentato. Lì ha senso. Se vai a presentare il tuo libro in un programma televisivo culturale o finisci su una rivista nazionale, con buona probabilità hai cacciato dei soldi. Un sacco di soldi. Ma così funziona. Il meccanismo. Nel mondo del web e nel piccolo universo parcellizzato degli amatori, questa dinamica diventa qualcosa di assai inopportuno. Veleno tossico per il sistema purissimo e ingenuo delle lettere. Un malissimo. Una colpa. Un peccato grave. Perché ci si vende per due spicci. Peggio di Giuda. Il vizio non sta nell'azione in sé, ma nella portata minima e nella squallida prospettiva di riferimento.

Pagando si falsa quell'illusione di emancipazione e libertà che dovrebbe appartenere ai piccoli. Si rompe un tacito patto di ritegno e rispetto. Che i grandi facciano tutti i commerci che vogliono... I piccoli devono conservarsi puri, sinceri, trasparenti. Indie per cui. Il ragionamento, più o meno, è questo.

Ma se è normale e consono tra i maggiorenti vendersi e comprarsi attraverso pubblicità, scambi di favori, bonifici, bucchini e complicità, perché i piccoli non dovrebbero perseguire tale strategia di sostegno e commercio?

Se un autore paga un recensore, il giudizio critico sarà fazioso e interessato. Prezzolato. E la rivista o il blog perderà di valore e autorevolezza. Si tratta di barattare qualità e libertà per qualche euro. Conviene?

Conviene. Perché il falso può essere sempre detto con stile. La marchetta può sempre contenere elementi interessanti e svilupparsi secondo artifici retorici coraggiosi e gustosi. Un'idea laica, non necessariamente incompatibile con differenti trasposizioni dagli schemi teologici del piano o dell'economia della natura. In senso immanente.

Tutto è in vendita. Ma la vendita ha a che fare con il negozio. Cioè con l'impegno. Negotium. Un concetto romano che piaceva molto ai barbari. Mentre l'otium...


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