Le scrittrici b*** non faranno mai successo



articolo autocensurato (****)

Italia, se sei donna di bella presenza e hai il talento o la voglia di scrivere, probabilmente non farai mai successo. Una cosa triste. Per motivi intinseci ed estrinseci. Però, se sei brutta, molto brutta, potresti trovarti di fronte a un gran portone, ben spalancato. E questo, si capisce, per motivi strutturali. Lo si intuisce e lo si deduce (tipo dalla storia), e bisogna accettarlo.

Secondo mio gusto (sono un ragazzo semplice, ho gusti mediocri), la più brutta di tutte le scrittrici italiane era ****** *******. Ed è l'autrice numero uno, per tutti. A tanta grazia (*********) risponde, tra le schiere attuali, la più potente e rumorosa delle nuove leve: ****** ******. Abbiamo a che fare con due prototipi simili, vicini all'archetipo familiare e scostante del donnone agricolo e muscolare dallo sguardo ingenuo-incazzoso e dalla smorfia disgustata. Badate bene, il fascino minimo cui possono ambire sta proprio nella smorfia di saccente disdegno. Senza quell'espressione, senza quell'ombra di eterno risentimento e ostilità, il loro volto tornerebbe immediatamente alla tonta e rozza vacuità bovina. La ***** era già un po' più raffinata in fatto di lineamenti e comportamenti, ma le capitò di essere una vecchia da giovane e, inevitabilmente, da vecchia divenne decrepita. Il viso duro, storto, corrotto e incattivito di ****** ******** rivelava almeno un pizzico di inquietudine. Una sfida. Sullo stesso genere poniamo ****** ***** e **** *****. ***** ****** sembra la professoressa zitella delle medie che si mette il tallieur per l'incontro con i genitori. E che il giorno prima, con ributtante autoironia e inautentico scetticismo, è andata dal parrucchiere. Era poco piacevole alla vista pure **** *****, aka ***** ******. Per questo fu tenuta sempre in alta considerazione. Spogliandosi dei caratteri frivoli o seduttivi della bellezza, queste artiste sembravano tutte idonee a un percorso intellettuale. **** ****** ai tempi suoi faceva innamorare molti colleghi, perché anche se brutta, si preoccupava di truccarsi e imbottirsi il reggiseno. Chi dimentico? ***** ******? ******* *******? ****** *******? E la ora anche presentatrice culturale del programma di approfondimento editoriale più brutto e autoindulgente della storia? Eh, parlo di **** *****. Mi vengono i brividi.

Qui fate conto di leggere un lungo e articolato periodo sul fatto che tutto questo non c'entra niente con la scrittura in sé, e che la bellezza, come concetto e come valore soggettivo, esula da certi aspetti, e che nella vita in generale conta il talento e non... Ci siamo capiti.

Insomma, il dato di fatto empirico è che le belle donne difficilmente fanno carriera nella scrittura. Soprattutto qui in Italia, dove ancora impera la cattiva coscienza nei confronti della sensualità manifesta. Ma, forse, le belle ragazze non ci si mettono proprio: se sono belle femmine, coltivano altri aspetti della vita, interiore ed esteriore. E se ci si mettono e riescono a pubblicare, tutti, anche i più tolleranti ed emancipati, continueranno a sospettare in un angolo della propria mente che queste donne hanno trovato corrispondenza editoriale solo perché avvenenti, solo perché dotate di un corpo direttamente o indirettamente utilizzato per affascinare o circuire l'editore. Pensiero maschilista? No, questo pensiero appartiene principalmente alle donne.

Per qualcuno la ******* è stata una donna sexy. Per chi? Per i fanatici. I pervertiti. I giulianoferrara. Ma questo tipo di persone abboccano al fascino, non a elementi oggettivi come la bontà fisica e biologica della carne, la forma, l'armonia cosmetica e delle proporzioni. Infatti, la ****** spaccava più da vecchia che da giovane.

Ma noi amanti della bellezza effettiva, cioè totale, vera e attiva, noi estimatori della potenza dell'apparenza, che può permettersi anche di essere mercificata, insistita, insinuata e plastificata, non osiamo arrenderci a questo paludoso e reattivo stato delle cose. E non lo faremo. Non così facilmente. Vogliamo cioè ricercare qualche bella femmina che ha fatto, o possa fare carriera nella letteratura o nella cultura e celebrarla. Scrittrici in partenza. Non attrici, modelle, veline o zoccolone che si sono riciclate in seconda istanza come scrittrici, perché così non vale.

****** *****, scrittrice, giornalista, conduttrice di programmi radio, amica di ******** (successo a ventidue anni con *** **** ******), è bravina e carina. Niente di che a livello espressivo ed erotico. Fisico nella norma. Prosa regolare. Viso gentile ma anomino. Ma tutto sommato... Come autrice, ammettiamolo, è promettente. ******* **** (giro ******* ***) è bonarella. Giovane, soprattutto, quindi da supportare. Tra le passabili (inteso come: che potrebbero passare a un concorso di bellezza, non da altre parti) c'è anche ***** ********, che quest'anno è andata nella dozzina dello Strega con ** ***** ***. Dicono sia apprezzata come autrice, ma prima ancora come opinionista sui social e selfieista, la **** ********. Mai letto niente di suo, ma supportiamo anche lei. Molto bella e anche molto brava con la penna è la giovanissima ****** *********, pubblicata da *****. Un'esordiente su cui teniamo fissi gli occhi. Ho letto che ha alle spalle una partecipazione al programma Veline, per cui dovremmo scartarla... ma non lo facciamo, perché è anche una vera scrittrice e comunque i piani sembrano distinti. Ok per ***** ******** (autrice di ***** e ** ******* per Einaudi, poi poco fa di ** ****** ****). Ok *******. Più che ******** (giovanissima, passata dai social a Mondadori). Bella e vanitosa appare ******, che fatica in Treccani. Ma, come intuiranno i più informati o sporcaccioni, siamo già fuori dallo steccato della letteratura. E visto che siamo al di là, la più bona di tutte, anche se si dà più al giornalismo, è la storica delle religioni e filosofa di cultura ebraica ******* ***** ******.

Diciamo che è impossibile separare le parole di un autore dalla sua vita, giusto? Per questo amiamo le biografie. Perché allora separare le parole, le idee, dal suo corpo? Perché non pretendere una incantevole e soddisfacente corrispondenza tra bellezza prodotta e bellezza fisica?

Vogliamo scrittrici belle, giovani e curate. La scrittura è estetica. Le donne hanno la dote di saper intedere più profondamente degli uomini la superficialità della bellezza esteriore. Ne dominano la contraddizione, senza doppia e falsa coscienza. Sanno curarsi, migliorarsi. Giudicarsi. Aggiustarsi. Basta con questa mendace e rigida interpretazione moralistica. L'inutilità della bellezza fisica nel compito di espressione creativa è un falso mito. Dunque, coraggio, scavalchiamo questo altro sciocco limite imposto dal pregiudizio. Scrivere è apparire. Oggi più che mai. Ci vuole ritegno e forma. Ci vuole la faccia giusta. Come in televisione, come al cinema. Le attrici oggi sono tutte belle, oltre che brave. Lo stesso vale per le presentatrici e le giornaliste. E lo stesso deve valere per le scrittrici.

Basta con la M***** e con lo spauracchio del body shaming. Che gli editori illuminati si aprano a una collana di scrittrici belle. Che vengano allevate! Viviamo consapevolmente, senza alibi, questa splendida e onesta età dell'immagine.

(Se non parlo di scrittori belli non è per sessismo. Il ragionamento vale pure per il lato opposto, ma un po' di meno... vale nel senso in cui migliaia di autori maschi vendono a zitellone e disperate grazie a un volto gradevole e a un fascino relativo). Uno stronzo disse che solo la bellezza ci può salvare. Solo. Che al femminile è sola.

Commenti

  1. Un bel concentrato di idiozie, complimenti

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  2. Questo articolo sarebbe quasi intelligente se fosse scritto da una donna. La provocazione della misoginia è sempre ben accetta in una società evoluta al punto da non prendersi sul serio. E la superficie, a volte, è più profonda dei torbidi abissi. Ma l'utopia non è cosa dei nostri tempi, purtroppo. Firmato: una donna bella di scarso successo.

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