Libri come complementi (oggetto) d'arredo



Con tanta gentilezza e leggerezza, il social media manager di Einaudi ha fatto notare su Twitter come la moda di fotografare libri (con cornetto e tazzina di caffè, outfit, portatile e occhiali da sole) abbia leggermente cacato il cazzo, rivelandone cioè la sostanziale supeficialità e l'effetto avvilente e squalificante per la lettura e l'editoria.

"Non so però se questa cosa che i libri sui social media stanno diventando complementi d'arredo mi piace poi tanto".

La gentaccia di Twitter, poi quella di Instagram ha reagito con stizza. Qualcuno ha parlato di ipocrisia, altri di insensibilità. Una tipa ha detto che il verbo della subordinata è sbagliato: ci voleva il congiuntivo. Come al solito tutti si sono buttati de panza sulla polemichetta con qualche commento piccato o irriverente.

Per certi versi, questi utenti permalosi un po' ragione ce l'hanno. Il ragionamento, sintetizzato, è questo: ma come cazzo? Io non solo ti faccio pubblicità gratis, faccio girare la copertina e il titolo del tuo libro in un ambiente a te totalmente precluso, e tu - editore - fai pure lo schizzinoso?

Il twit di Einaudi non sembra poi tanto polemico. Dice una cosa giusta, evidente e tutto il resto con pacata ironia, un po' di centrata acidità e noncurante eleganza. Potrebbe anche sembrare uno spunto di riflessione e dibattito. Ovviamente non lo è. Critica sottilmente, insinuando nel gentile riferimento un po' di sacrosanta insofferenza. Ma in questo modo finisce nell'opposizione diciamo mughiniana del "i social network sono un'espressione stupida di comunicazione". Questo è vero. Ma ci sono delle conseguenze logiche che andrebbero prese in considerazione. Di partenza, la vita è stupida. Ogni forma di intelligenza e di creatività è stupida. Soprattutto ogni interesse è stupido. Se Einaudi, come tutti, usa un social network, e condivide foto, commenti, battute, spam, fa consapevolmente una cosa stupida.

E la stupidità è ingiudicabile. Va sempre rispettata. Difesa. E subdolamente sfruttata.

E poi, tra parentesi, i libri sono anche oggetti. Quando ci si lamenta dell'ebook, non si tira sempre in ballo anche la bellezza fisica del supporto? La facoltà d'arredo...

Einaudi bot ha sfruttato la stupida polemica dei complementi d'arredo. E ha acquistato nuovi followers continuando a battere sull'argomento. Parlando di fraintendimento e scusandosi. Un marchio commerciale che provoca e offende il proprio pubblico fa ovviamente discutere. Il rischio è evidente. Per questo subito si è ingranata la retromarcia.

Benedetti siano le stupide e superficiali manifestazioni di affezione ai libri. Santi tutti gli utenti che mostrano copertine di libri accanto alla zuppetta di latte e al buondì motta. Arrendiamoci al domino della volontà del gusto.

A me, per esempio, le foto con i libri e i cornetti mi fanno proprio schifo. La colazione in sé mi fa tristezza. Dovrebbe essere un momento intimo. Non dico la lettura. Dico proprio la colazione. Mi piacciono i libri con le zizze. A questo proposito avrei voluto usare una foto della Lucarelli. Ma secondo me si arrabbiava.

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