Scusate l'assenza (ma la letteratura è un campo di merda)

Scusate l'assenza. Avrei voluto aggiornare il mio blog e, certo, continuare a illuminarvi con i miei giudizi su lettere e letterati. Ma c'è che la voglia a un certo punto scema. Soprattutto quando ci sono tanti altri problemi da affrontare che non vi sto qui a spiegare. Tanto, se non siete dei mongoloidi, ve li immaginate da voi. Andando molto oltre, se la letteratura odierna fornisse un altro tipo di stimoli, non starei certo qui a chiedere scusa. Avrei l'urgenza di confrontarmi e di esprimermi, d'interrogarmi e di scriverne. E, invece, un cazzo.

Ma facciamo un riassuntino dei fatti di cui avrei potuto parlare se questi ultimi mesi non fossero stati contaminati dall'oblio.

Walter Siti ha fatto discutere con il suo Bruciare tutto, edito da Rizzoli. Discutere chi aveva tempo da perdere in discussioni del genere. Non altri. Chi è Siti? Uno dei più grandi romanzieri italiani, vi diranno in giro. Non è vero. Ve lo dico io chi è: un modenese paffutello, che ha insegnato a L'Aquila letteratura italiana e ha cercato di sbancarla con analisi di terz'ordine sull'avanguardia e Pasolini. Deve la sua dignità letteraria a certi racconti e romanzi un po' froci e un po' critici e molto autobiografici (iper-autofiction) comparsi tra gli anni '90 e '00. Nel 2006 ha ammaliato il pubblico con la carrèrerata Troppi Paradisi, nel 2013 ha vinto lo Strega con Resistere non serve a niente. Una cosa falsa, noiosa, sciocca e scontata. Senza pari. Perfetta per lo Strega. Dopo questo trionfo, per far parlare ancora di sé, gli hanno suggerito di far incazzare qualcuno. Il problema è che in Italia la gente mica si incazza per i libri... Devi rivolgerti a qualcuno di veramente incazzoso. Per questo ha puntato sui preti. I preti froci. Pedofilia, roba così. Il racconto, ovviamente pasoliniano, gira sull'ovvia dicotomia voglia matta/senso di colpa e si impegna sul fronte dell'iperrealismo e della struttura di riferimento contemporanea. Tipo simulazione artificiale della complessa realtà del mondo, dell'Es e della morale in vitro. Una filosofetta che cerca di riciclarsi come scrittrice si è applicata più di tutti su questo testo e ha tradotto le critiche dei fascisti e degli oscurantisti in argomentazioni tecniche: ha detto in pratica che Siti non conosce il mondo della chiesa, dei seminari e dell'educazione cattolica; quindi faceva meglio a studiarsi meglio la cosa prima di farci un libro. Una critica di merda per un libro di merda. Che brucia e puzza. Una soglia di verità in decomposizione.

Intanto, la filosofetta critichella (Michela Marzano) ha pubblicato su Einaudi L'amore che mi resta. Il tema è quello del lutto, che è andato fortissimo in America cinque anni fa e in Italia l'anno scorso. C'è una mamma che si lagna perché la figlia si è ammazzata. Poi si capisce che la lagna in sé è il momento di vicinanza e affetto più sincero e viscerale che la madre abbia mai sperimentato nei confronti della figlia... Tante lacrime e bocche storte.

Un altro libro di cui si è parlato troppo e ingiustificatamente è di Matteo Nucci: È giusto obbedire alla notte, che parla di barboni e tossici accampati sulle sponde del Tevere. Un altro numero pasoliniano di serie C. Roba scritta con i piedi su uno smartphone.

Stefano Benni è uscito con una fiaba. Una cosa del genere.

Lagioia ha diretto il Salone del Libro di Torino che tutti davano per spacciato. Ma, purtroppo, l'iniziativa è andata bene. E ora Lagioia si sente il re dell'editoria. Fortunatamente la sua minimum fax ha perso smalto e presa. Ora l'editore di riferimento per gli stronzetti minimalisti è la NN Editore. Una casa editrice che ha spaccato grazie a questi libri piattissimi e tristissimi di Kent Haruf. Una cosa orribile.


Commenti

  1. Articoli che fanno bene al cuore.
    Un giorno grideremo queste verità con dei megafoni tirando pomodori sfatti agli stronzetti atteggiosi che hanno criminosamente dato riconoscimento a questo aerofagico frittume . Non cambierà nulla, ma almeno avremo sporcato le loro bretelle e giacchette-status con le toppe posticce.
    Intanto grazie.

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  2. Piesse. Per farmi godere come un suino mancava solo di mInzionare Cognetti.
    Epoca di merda.

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    1. Cognetti porta sfiga, quindi lo si nomina il meno possibile.

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