George Saunders e il coro tragico


 
George Saunders, il re della commedia, del racconto brillante e della prosa tagliente, ci prova con la tragedia. Lincoln nel bardo blatera di spiriti, del pietoso e di paranoia sociale. Di un ragazzo morto troppo presto, di un presidente stronzo o infelice e, quasi di sfuggita, di guerra civile. Chi se lo aspettava... Anche Saunders si associa al tenebroso e attualissimo filone della necrofilia, alla moda del lento lamento, delle inutili e prevedibili riflessioni sulla fragilità umana, la malattia, il dolore, il lutto, la mancanza. Un'altra grandissima e corrusca metafora narratologica che soddisfa i palati meno esigenti. Una preghiera laica, ovviamente, che ribadisce il nulla, con qualche elegante tangente scurrile. Questa volta la critica diventa tragedia, corale, sofoclea. Un tuffo di pancia nella melma del pietoso che tiene forzatamente a distanza il patetico, ma cade nella fogna del compassionevole, con qualche accento affannato di ironia scadente. L'idea di base è quella usata da Totò ne 'A livella. Far parlare i morti. E fin qua... Poi arrivano le voci dei vivi, che rappresentano un cicaleccio frastornante e spesso turpe sospeso sull'aria fritta dei pregiudizi e delle strumentalizzazioni, storiche ed emotive.

La storia, lo sforzo inteno e dinamico che vuole illuminare la nostra comprensione sul passato, qui stenta a penetrare al di sotto dei fatti più esteriori e retorici. Quindi, se è tragedia, è una tragedia fasulla. Se è romanzo storico, è una risibile semplificazione.

Ho quasi amato quasi tutti i racconti di Saunders. Quasi odio invece questo romanzo. Primo, perché è lagnoso senza prendersi la respomsabilità di essere lagnoso. Secondo, perché avrei preferito che ci fossero gli zombi, in senso metaforico ovviamente. Terzo, perché un plot confuso e tirato per le lunghe, che dal paranormale sfocia nel thriller, è ancora una volta un misero strumento di scena per risaputi e vacui spunti di riflessione storica, morale, sociale senza fine e senza causa efficiente. L'America divisa. Il capitalismo feroce. La morte insopportabile e poi sopportata. I bianchi contro i neri. I nativi americani fatti a pezzi, l'egoismo del singolo, la stupidità della folla. Trump, come fantasma. Il mistero della vita senza luce divina. La giustizia degli uomini disonesti. L'onestà della fine.

Non lo comprate. Lasciatelo morire. Lasciate stare i morti, anche quelli inventati e inverosimili, che non sanno essere consistenti. Rifiutate i morti spirituali. Uscite dal coro. La verità della storia ci offende se non racconta nulla di coinvolgente.

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