La straniera di Claudia Durasanti




Appena chiuso La straniera di Claudia Durasanti. E mi sento così annoiato. Mai stato così annoiato. Dovevo aspettarmelo, me lo aspettavo: volevo annoiarmi. Mi sono quindi annoiato fino in fondo, lasciandomi scivolare in uno spaccato familiare che pare autobiografico (e non importa quanto e come ciò che è stato raccontato sia vero), un romanzo femminile puntellato da traumi e dolori e frivolezze e malinconie e giochetti disinnescati, una specie di diario generazionale che si rivolge con la fretta di una fuga a un orizzonte di vaga risonanza, tra l'internazionale e il locale, lo storico e il privato, il realissimo e l'improbabile, con grandi e rumorosi affondi romantici e tragici, pesanti e inopportuni innesti riflessivi di natura sociologica e politica.

Con e senza l'oggi la mamma è morta, forse ieri, il romanzo, lo dico col cuore in mano, è ricco di intelligenza narrativa. C'è dell'estro. C'è passione. Ma poi c'è la noia dell'atteso e del disatteso, che è peggio dell'atteso. Non è una farsa sentimentale italiana, perché l'oggetto del romanzo è il ritorno di un'italoamericana nel Sud Italia, con un forte volontà di ribaltamento di prospettive: diventa autentica la cultura meticcia (italoamericana) minacciata da stereotipi e limiti di interpretazione ingiusti in partenza e all'arrivo; diventa luogo comune la tradizione antica e perduta della Lucania agricola, con le sue meschinità che ben si adattano al progresso ritardato e alla povertà morali delle classi "arrabbiate" o "distratte".

La trama è ben ripiena, con sapida, probabilissima capacità estetizzante. Miss Durasanti è potenzialmente è una buona scrittrice, ma qui pare aver esagerato in termini di stile e di struttura. Avrebbe dovuto misurarsi con una storia più certrata, meno sentita, facendola sentire meno, ovvero il giusto.

Può vincere il Premio Strega. Si tratta di uno di quei libri che piacciano al pubblico dello Strega. E qual è il pubblico dello Strega? Questo non si è mai capito. Ma c'è. Lo si crea di nuovo ogni anno. Lo scrittore fa uscire una storia dalla sua testa che sembra fatta apposta per essere apprezzata dal pubblico nuovo, che ancora non c'è. E come fa lo scrittore a farsi uscire questa storia? Facendo capa e muro, proprio come succede nella foto di copertina del libro della Durasanti.


Commenti