Elisabetta Bricca che blasta il femminismo con "Cercando Virginia"

Nel nostro Paese sembra che l'emancipazione femminile sia nata ed evoluta come una questione di facciata. Qualcosa da esibire alla stregua di un accessorio alla moda. Così, quando, ciclicamente, la moda non vuol più tollerare un simile peso accessorio, l'ideologia inseguita da migliaia di teste finisce in tre minuti nell'oblio o, peggio, in caciara. 



I temi dell'emancipazione femminile, senza più un modello uniforme di espressione, si impoveriscono e poi si sfilacciano. Si impongono sopra ogni altro contenuto come accidenti, stelle filanti. Quasi sempre rivelano un abbrutimento extrafemmineo, perdendosi in assolutizzazioni sessuali, politiche, linguistiche e letterarie. Poi, per reazione, chi non si sente coinvolto cede all'ingenuità romantica di un'adolescenza eterna. Ecco perché ogni tanto spuntano nuove Piccole Donne che sembrano psicologicamente e culturalmente più arretrate delle Piccole Donne originali. Ed ecco, ancora, perché chi riesce a fare un piccolo passo avanti, proiettandosi verso un'universalità un po' più critica, novecentesca, passa per individuo ispirato da una grande sensibilità. 

Il romanzo intitolato Cercando Virginia si spaccia sin dal titolo per una celebrazione pop del valore intellettuale di Virginia Woolf. La protagonista, Emma, vuole trovare se stessa facendo la dama di compagnia. Capita così a casa di una vecchia invasata per la Woolf che la costringe a "nutrirsi" delle parole dell'amata Virginia. Emma ci casca, e inizia a coltivare il sogno ardente di una vita diversa. Si mette in testa di voler scegliere da sola il proprio destino. Però capisce che per realizzare se stessa deve prima combattere contro la società che la ostacola e che le impedisce di vivere con la testa nei libri della Woolf. Il messaggio: se il mondo ti opprime e non ti permette di essere libera, concediti un'ora al giorno per evadere attraverso gli Harmony.

Non ho mai letto niente di più limitante e svilente per l'identità femminile. Ma l'autrice sviluppa la storia proprio come se fosse una favoletta fandom per le amanti tredicenni della Woolf. Lo fa benissimo, nella forma e nel contento. Ora, se la Bricca voleva sfottere il femminismo o conquistare lettrici sessantenni con il cervello fermo alla prima pubertà, tanto di cappello: ha creato un libro perfetto. In ogni altro caso non so proprio cosa pensare.

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