La lista degli stronzi





Calmi. È il titolo di un libro...

Un romanzo di John Niven, pubblicato da Einaudi e tradotto da Marco Rossari. La lista degli stronzi, appunto. Un bel libretto di puro intrattenimento, facile e pungente. Critico, sì, ma non pesante. Politico, ma fino a un certo punto. Niente fetenzie autoriali infette di rancore e di presunzione. Niven mette in primo piano la trama. E che razza di trama: gonfia di invenzioni, di ironia tragica e di sgradevoli paradossi, in cui il pulp si fa adrenalinico e oscuro, la distopia diventa comica e la più luttuosa visione apocalittica del futuro diventa farsa (basata, con struttura credibile e prospettica, sul reale). Su Odiletterari vi parlo di odio puro, di odi letterali.

Il romanzo è ambientato nel futuro prossimo. Il 2026. C'è una presidente donna negli States. È Ivanka Trump. Gli americani si crogiolano nell'ignoranza e nel razzismo. L'economia va a puttane. Un nuovo oscurantismo soffoca le intelligenze e le prospettive del mondo intero. Frank, il protagonista, è un poveraccio a cui sono diagnosticati pochi mesi di vita a causa di un tumore. E lui prima di morire si vuole togliere qualche sfizio. Stila una lista, con i nomi degli stronzi che gli hanno rovinato la vita... persone dai nomi che vi diranno molto. Cinque sono gli individui da punire. Cinque stronzoni.

Chi già conosce e apprezza lo scozzese Niven sa cosa aspettarsi. Nel bene e nel male. Ho letto spesso critiche molto dure sui vecchi romanzi di questo autore e sono sicuro che anche questo suo nuovo libro verrà banalizzato o ignorato, specie in Italia. Io pure sapevo cosa aspettarmi. Il tema di questo romanzo, più o meno, è già stato toccato altrimenti dallo scrittore (il suo esordio s'intitolava Uccidi i tuoi amici, su cui fu fatto anche un film, confusissimo e noisoso, che forse ha contribuito a creare la brutta reputazione del nostro autore). Ma la maturazione stilistica e concettuale è evidente. Mi è piaciuto, per esempio, moltissimo il sottile dileggio della prosa orwelliana. Quindi, non posso far altro che giudicare la sua opera come un'efficiente e riuscita invenzione, soddisfacente da più punti di vista, anche quelli sbagliati.

Ah, che libro! Che stile... Ad avercene. 

In alto, come citazione, c'è scritto proprio così: "con questo libro John Niven ci dà dentro di brutto".

L'amore letterario è una cosa rara su questo blog. Ma qua cedo alla benevolenza totale. Mi è piaciuto molto il romanzo di John Niven. Mi sono quasi entusiasmato. Peccato per la copertina brutta e la sciocca bardella di Einaudi.


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